Sono felice di aver investito del tempo nella preparazione e nella realizzazione di un Webinar che ho dedicato al Neuromarketing Digitale, materia che da tempo studio, applico ed insegno nella mia attività di consulenza all’interno del marketing digitale. Il Webinar, realizzato in modalità remota tramite piattaforma Zoom è stato reso possibile grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio di Verona, con particolare riferimento al progetto Mentoring a sostegno delle PMI italiane in ambito Industria 4.0 .
Questa Webinar, a cui hanno partecipato una trentina di aziende e professionisti del territorio veronese, mi fornisce l’occasione di scrivere brevemente su questa affascinante materia: il neuromarketing. Già il termine stesso per molti è sconosciuto. Coniato da Ale Smidts nel 2002 per definire un insieme di tecniche di identificazione dei processi cerebrali finalizzati a comprendere il comportamento del consumatore, ha trovato un notevole impulso grazie all’attività di Martin Lindstrom che a partire dal 2004 ha realizzato una serie di studi contribuendo a far conoscere queste tecniche di indagine in tutto il mondo.
In realtà le conoscenze da cui prende spunto almeno in parte la materia erano già conosciute dagli anni 50 dello scorso secolo, in ambito marketing e in ambito di scienze cognitive, semplicemente allora non si parlava di neuromarketing.
Ma di fatto a cosa serve il neuromarketing? Sarà mica una trovata di … marketing? Il termine racchiude tutte le conoscenze e le tecniche che si basano sull’unione di due campi che apparentemente non sembravano avere nulla in comune: le scienze cognitive ed il marketing. In realtà, utilizzando le conoscenze scientifiche che stanno alla base di come “ragiona il nostro cervello” , nascono conseguentemente azioni, tecniche e applicazioni da applicare al marketing che spesso stravolgono concezioni preesistenti.
Per rispondere alla domanda, il neuromarketing serve a comprendere come si comporta il genere umano quando è in fase di acquisto. Non solo per comprendere quali meccanismi scattano quando acquistiamo, ma anche per comprendere come mai scegliamo un prodotto piuttosto che un altro analogo al primo.
Ciò che si è scoperto nel corso degli anni è riassumibile in una frase del Neuroscienziato italiano Antonio Damasio: “Non siamo macchine pensanti che si emozionano, ma macchine emotive che pensano“.
Il concetto è quindi che, contrariamente a quanto pensiamo, i nostri acquisti non vengono fatti su base razionale ma, al contrario, molto spesso ciò che ci spinge all’acquisto è l’emozione, quindi una leva motivazione del tutto irrazionale. Se è così, hai voglia a fare indagini di mercato e a convincere le persone ad acquistare prodotti e servizi facendoli ragionare: non servirà praticamente a niente.
Avete notato quanto il settore pubblicitario si stia spostando progressivamente dal far focalizzare l’attenzione degli spettatori dal prodotto al contesto?
Pensate agli spot pubblicitari delle auto, dei profumi, delle banche, delle assicurazioni.
La prossima volta che li guarderete, fateci caso: parlano delle caratteristiche tecniche del prodotto o del servizio che offrono? O vi mostrano come vi sentirete quando acquisterete quel prodotto o quel servizio? Quali sono le leve motivazionali su cui puntano? Avete il primo esercizio di neuromarketing nel cassetto.
Il secondo esercizio è alle porte e fa riferimento ad una nicchia del neuromarketing e cioè il settore digitale. Per mia inclinazione professionale, una volta comprese le dinamiche che stanno alla base della materia, trovo interessantissimi i campi di applicazione nel settore digitale.
Vi faccio un esempio: se il nostro cervello ragiona prettamente su base emotiva e se la parte del nostro cervello che interpreta gli stimoli che provengono dal mondo che lo circonda svolge la sua attività di “interpretazione” in modo molto più veloce di quanto faccia la parte del cervello che “ragiona su base logica” e interpreta i testi, come possiamo applicare queste informazioni ai nostri progetti web?
Tic tac, tic tac…
La risposta è semplice: andando ad inserire nel nostro progetto di comunicazione digitale molte più immagini e video rispetto al testo.
Ma il testo quindi non serve? Non ho detto questo, il testo servirà dopo, quando il nostro cervello, dopo essere stato attratto da immagini e video, cercherà conferme logiche all’attrazione.
Avrete inserito testi coerenti con le immagini ed i video mostrati nel vostro sito web? Allora avrete evitato frizioni (fluidità cognitiva) nel cervello dell’utente ed avrete fatto un grande passo avanti nel percorso di conversione dell’utente verso l’obiettivo che avete scelto per lui nel vostro sito web.
Sono solo alcuni esempi di base che vi mostrano le potenzialità della materia.
Se volete approfondire le tecniche che potete usare nel settore digitale, potete usufruire di un e-book dal titolo “Neuromarketing applicato al tuo sito internet” che contiene 7 risorse pratiche per far convertire il tuo sito internet alla grande.
Lascia un commento